recensione – «Una classica serata jazz»

acattoretti/ aprile 25, 2021/ Anna Cattoretti, biblioteche, compositori, educazione, Fryderyk Chopin, jazz, libri musicali, Michel Petrucciani, musica, musica classica, musicisti

recensione del libro musicale:
«Una classica serata jazz»

Capitolo I – due grandi
Per iniziare qualcosa di nuovo, meglio farlo da un posto sicuro. E allora dove ci può essere maggior libertà e minor possibilità di errore che… in un CIMITERO?
Non c’è da scandalizzarsi, in un’epoca in cui immagini di teschi (a brillantini) si trovano sulle magliette dei lattanti. Almeno qui abbiamo davvero un ottimo pretesto per evocare il più spettrale dei ‘luoghi di ritrovo’ e unire due mondi che sembrano divisi e contrapposti, ma non lo sono affatto: CLASSICA e JAZZ.

Fryderyk e Michel: due uomini condannati da una salute fragile e votati a lasciare un’impronta nel mondo nel poco tempo a loro concesso, che hanno scelto la musica per far nascere, sprezzanti delle difficoltà, un’arte sublime. Chopin e Petrucciani: due grandi il cui nome va insegnato subito ai bambini, sperando che un giorno (vicino) diventino oggetto di studio, di ascolto a scuola… di conversazione. Se avete sorriso, cominciate subito a parlare di “Una classica serata jazz” nella pausa caffè e avrete dato il vostro piccolo ma fondamentale contributo per la cultura musicale del nostro paese.

Non bastano un libro e un audiolibro con inserti musicali per renderci la grandezza dell’uno e dell’altro musicista, ma è sufficiente a suggerire che, se si fossero conosciuti, si sarebbero rispettati e avrebbero avuto molto da condividere. L’idea di Reno Brandoni è diventata favola con i testi dello stesso e di Laura Moro, narrati dalla voce espressiva di Stefano Nosei e illustrata mirabilmente da Chiara Di Vivona che ha saputo scandagliare tutte le possibili espressioni di un’animata conversazione e ha animato un’ambientazione non facile. Al pianoforte, per brevi intermezzi, Luca Bombardi.
Sta ai genitori e agli insegnanti, prendere spunto dal libro e andare oltre, facendo ascoltare ai bambini la musica di Fryderyk Chopin (tra gli interpreti: Maurizio Pollini, Martha Argerich, Vladimir Ashkenazy, Krystian Zimmermann, Daniil Trifonov, Evgeny Kissin, Beatrice Rana, Nikolai Lugansky) e di Michel Petrucciani.

Capitolo II – Ma cos’è questa “improvvisazione”?
Carl Philipp Emanuel Bach
, in pieno Settecento si lamentava di un suo altolocato allievo che era tanto asino da non saper minimamente improvvisare.
È dunque, l’improvvisazione, propria solo del jazz e praticata solo negli ultimi 100 anni? effettivamente questa è un’impressione diffusa, ma non veritiera: non è così e soprattutto non è stato sempre così.
Si improvvisa nel tango e nella musica popolare, ma si ha il gusto di improvvisare da quando si fa musica e lo si faceva anche in epoca rinascimentale, barocca e classica. Improvvisavano Listz, Chopin e Beethoven, Paganini (che proverbialmente “non ripeteva”, appunto perché improvvisava) e Mozart.

Capitolo III – Perché, allora, esiste la musica scritta, da eseguire così com’è?
Nei secoli si è cercato il modo di “annotare” la musica per ricordarla e non perderla. La notazione musicale, da semplice riproduzione del gesto del direttore si è andata sempre più raffinando e codificando per indicare con la maggior precisione quella che era la volontà dell’autore. Allo stesso tempo le composizioni si arricchivano e complicavano e più strumenti intervenivano simultaneamente a realizzare un brano. Per far ciò era molto importante che ciascuno sapesse cosa doveva fare.
In alcuni casi è dunque estremamente importante poter contare sulla scrittura e cercheremo di spiegarlo con un esempio:
una pastasciutta o una pizza possiamo realizzarla con grande libertà e fantasia, ma per far riuscire un piatto lievitato o elaborato dobbiamo pesare accuratamente gli ingredienti e seguire una procedura, far concordare tempi e mosse e allo stesso tempo avere perizia, fantasia e inventiva da impiegare in un modo diverso. Certa musica cameristica o sinfonica o contemporanea, ma anche arrangiamenti di musica popolare o di altri generi, riescono se eseguiti così come sono stati pensati.

La cosa importante è tuttavia sapere che una possibilità non esclude mai l’altra: si dovrebbe saper seguire una ricetta e saper improvvisare; saper leggere e decodificare e saper poterne fare a meno.

Capitolo IV – Una nuova pagina
Dalla fine del Settecento si susseguirono:
– il boom dell’editoria musicale e quella certa soggezione che dà la carta stampata;
– il divismo dei virtuosi e la specializzazione del ruolo dell’interprete dedicato solo a eseguire ciò che è scritto;
– il fiorire della filologia musicale (che si occupava di studiare ciò che è scritto e capire che suono avesse, non restando fonti sonore del passato);
– e infine l’istituzione dei Conservatori su modello francese:
tutti fenomeni utili e importanti che, solamente a causa di distorsioni e di letture superficiali, portarono al pregiudizio secondo cui chi faceva musica classica “non era ben che improvvisasse, ma era opportuno che cercasse di rispettare al massimo la volontà dell’autore, scritta e stampata”.

Forse è arrivato il momento di aprire una nuova pagina (che già alcuni come Friedrich Gulda e Fazıl Say hanno aperto) e improvvisare anche nella classica. Certo: più alto è il grado di elaborazione, più sarà necessario essere abili per farlo.
Come ha detto Luigi Berlinguer al recente convegno al recente convegno Il jazz va a scuola (Bologna 2018): «Il luogo comune è questo: che improvvisare significhi “non sapere”, non aver studiato perché non si è avuto voglia di studiare […] Improvvisare in musica, nel jazz, è l’opposto di questo, perché non si può improvvisare senza aver studiato tanto e senza aver costruito dentro di sé un patrimonio musicale ricco, al quale si attinge improvvisando […]. È, cioè, il contrario della superficialità: è una forma di approfondimento, con un contributo personale altissimo».

Speriamo, così come conclude «Una classica serata jazz», in un pubblico più vivo e appassionato che possa ascoltare le idee musicali accuratamente annotate e il brio estroverso del momento, senza pregiudizi e con piacere raddoppiato.

Di Chopin e Petrucciani indichiamo alcuni ascolti:
Evgeny Kissin – Chopin – Etudes, Op 10 (5 excerpts)
Michel Petrucciani – Caravan
Béatrice RANA “marche funébre” CHOPIN
Michel Petrucciani Bésame Mucho Looking Up
F. Chopin Ballade no.4 Opus 52 (f) By Nikolai Lugansky

Una classica serata jazz
Autore: Reno Brandoni, Illustratore: Chiara Di Vivona
Con CD Audio e QRcode
Edizioni Curci 2018 – Collana: Le Leggende Della Musica
Codice: EC12116
ISBN: 9788863952827

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